Studio RED, a Milano: faccio una breve pausa durante un turno di registrazione dell’audiolibro ANCHE QUESTO È FEMMINISMO, scritto da Bossy ed edito da Tlon. A seguirmi in sala il fonico di oggi è Luca, 23 anni, pugliese. Scambiamo due chiacchiere prima di riprendere il lavoro.
Parliamo con un certo coinvolgimento emotivo dei temi che vengono passati in rassegna nel testo: una ricca e articolata panoramica dei principali fenomeni di inquinamento sociale, in cui le battaglie femministe si collocano come punto di intersezione tra sentieri molteplici di ingiustizie umanitarie a vari livelli – una lettura decisamente consigliata.
“Io ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia sana, in cui mio padre rassettava e mia madre pagava le bollette e viceversa, ci siamo sempre occupati tutti di tutto, pure io e mia sorella. Non ho mai respirato la disuguaglianza di genere, al punto da pensare che sul tema si facesse un po’ di esagerazione. Semplicemente non era nella mia esperienza, non mi riconoscevo in quel vissuto. Fino a che non oltrepassi il perimetro della tua soggettività non puoi comprendere quello che ti accade intorno, vedi solo te stesso, i tuoi privilegi ti sembrano l’unica realtà esistente“, mi racconta Luca.
Siamo poi finiti inevitabilmente a parlare delle prossime elezioni, di timori e speranze, di futuro.
“Anche se so di commettere una follia e nonostante i miei genitori siano molto preoccupati dalla mia scelta, ho deciso di lasciare Milano e tornare in Puglia: avvierò il mese prossimo un mio studio di registrazione e produzione musicale con un paio di amici. Voglio dedicarmi a un mio progetto, in cui credo, fare la musica che mi piace, aiutare gli altri a fare altrettanto”. Nel suo sguardo un misto di imbarazzo e fierezza.
In un momento in cui l’incertezza e la precarietà (fossero solo quelle professionali saremmo addirittura fortunati) sembrano le uniche coordinate realistiche attraverso cui leggere il presente e immaginare il futuro, un giovane 23enne sfida il sistema, consapevole dei rischi, delle difficoltà, dei sacrifici a cui va incontro, per concedersi la libertà di esprimere se stesso senza accontentarsi né risparmiarsi, senza cedere al porto sicuro del posto fisso (di cui attualmente gode nello studio dove registriamo), guardando con lucidità e spirito critico alle sorti del nostro Paese, alle sue imperdonabili falle, storture e ingiustizie, alzando tuttavia la testa e rispondendo:
“Sono figlio di disillusi. E io non voglio essere un disilluso.”
Non ho risposto nulla – il silenzio a volte è il contenitore migliore di certe confidenze – ma mi ha allargato il cuore. Gli sono grata, perché se un ventenne di oggi riesce ad avere e ad agire un certo coraggio, sta salvando nel suo piccolo il futuro di tutti noi. Luca non è avventato, non è un ingenuo che insegue i sogni alla cieca: è un giovane che comprende il rischio di abbrutimento che corre la sua generazione se rinuncia al tentativo di realizzare i propri sogni per mancanza di fiducia, per disillusione, per paura.
Penso che anch’io a 23 anni ho trovato dentro di me il coraggio migliore di sempre, quello che anche oggi mi aiuta a non farmi intimorire dalle conseguenze, a prenderne atto, a pre-vederle e ciononostante a dare sempre priorità alle domande: che cosa conta di più? Che cosa ha davvero senso per me? Quali rischi sono disposta a correre per ciò in cui credo?
C’è tanto da imparare, tanto da ascoltare, tanto da fare con i giovani di oggi. L’unico modo per farlo accadere è osservarli, fargli domande, lasciargli spazio per esprimersi, per dire e per agire, anziché tentare in modo patetico di indottrinarli da un pulpito che si ostina a giudicarli sprovveduti e superficiali.
Mentre la propaganda elettorale allena la mediocrità di politicanti improbabili nella palestra dei social media, dell’esibizionismo vacuo, della debolezza ideologica e della totale assenza di contenuti come di integrità, ci sono dei Luca che si rimboccano le maniche, che studiano, si informano e si pongono al centro della propria vita con l’intento di non sprecarla, che rispettano le radici pur mettendo in discussione le scelte dei genitori, che non seguono, che non compiacciono, preferendo dissentire, disobbedire alla tendenza dominante. Giovani che scelgono di scrivere il proprio destino a dispetto delle deprimenti sceneggiature che li vorrebbero normati e conformi.
Lo diceva bene Pirandello d’altra parte che
la “normalità” di una gallina non può intendere il volo disperato di una gru.
A questi giovani, per fortuna, delle galline importa poco. Anche perché sono quasi tutti vegetariani.
Buona fortuna Luca!